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    Come Internet entra nella professione (e nella vita) dell’avvocato

    Tempo di lettura: 3 minuti

    Le notizie si leggono on line, i codici sono aggiornati on line, le riviste sono in formato elettronico, lettere e francobolli sono sostituiti da email e pec, le code agli sportelli da cassetti digitali, le raccolte giurisprudenziali da banche dati e siti specializzati. Oramai senza la Rete anche la professione legale non potrebbe più essere svolta.

    Lavorare in Rete e con la Rete nella professione
    Proviamo a fare un passo indietro e portiamo l’orologio agli anni ’70 e ’80. Il professionista lavorava “in solitaria”. Di tanto in tanto si incontrava con i colleghi, rimanendo però molto geloso del proprio sapere che si guardava bene dal trasmettere a praticanti o collaboratori.

    Ricordo avvocati di vent’anni fa e non ricordo che abbiano mai fatto alcun discorso sul mercato professionale, o anche semplicemente sull’organizzazione della professione, e tantomeno ricordo che si confrontassero con colleghi sulle proprie questioni giuridiche. L’unica regola era lavorare sodo, coltivare la propria clientela e tenersi gelosamente il proprio sapere che faceva la differenza nelle relazioni con i colleghi.

    Passano gli anni e dalla fine degli anni ’90, a causa dell’aumento delle spese e con i primi cenni di una crisi che si manifesterà qualche anno più tardi, vediamo che i professionisti, pur rimanendo liberi battitori, cominciano ad ottimizzare le risorse e ridurre le spese: cominciano le strutture in condivisione di spese; insomma tante isole separate a formare un arcipelago. Anche in questo caso nessun accenno al lavoro di rete. L’unico punto di contatto di questi professionisti era il comune interesse a dividere le spese.

    Gli ultimi dieci anni vedono una vera e propria rivoluzione di mentalità: la Rete permette a professionisti che spesso non si conoscono e risiedono da un capo all’altro della Penisola di confrontarsi su alcune questioni professionali, di scambiarsi pareri, di supportarsi. Si formano i gruppi all’interno dei principali social network e Internet cambia il modo di percepire la professione: non più un viaggio in solitaria, ma insieme (o contro, alcune volte) ad altri colleghi in un mare chiamato mercato professionale dove un po’ tutti si sentono sulla stessa barca.

     

    La rete apporta vantaggi su vari fronti
    Il professionista chiuso a questo tipo di cambiamento rischia di rimanere isolato e vivere una certa solitudine professionale. Se hai un dubbio, una necessità oggi puoi affidare la tua domanda alla Rete perché altri colleghi si prodighino a darti soluzioni, esperienze, indicazioni. La sera molti professionisti aprono i social per aggiornarsi sulle questioni di politica legislativa o sui commenti alla riforma o semplicemente per leggere cosa altri hanno scritto su questioni attinenti alla professione. Per chi vuole, impossibile sentirsi isolato. E anche la frase che spesso sentiamo sul fatto che Internet ci renda più soli è una generalizzazione inutile: dipende sempre da come si usa lo strumento, più che dallo strumento in sè e per sè.

    Rete, condivisione, confronto, connessione, interesse, apertura sono oggi le parole cardine del nuovo modo di fare la professione. L’atteggiamento da “predone” di chi va per portarsi via qualcosa non paga e pagherà sempre meno.

     

    La Rete premia le relazioni.
    Ecco perché usare la Rete come una vetrina, come un’esca per portarsi a casa prede o qualcosa del genere, non paga sul lungo periodo. Pensate alle connessioni che si possono creare su Linkedin, oppure alle informazioni che possiamo condividere su Twitter, o al valore anche formativo che hanno certe discussioni sui gruppi. Anche la professione, in conclusione, non si svolge più come un tempo; tutto è in real time, connesso, aperto, condiviso.