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    Panda integrato nell’algoritmo di ranking di Google

    Panda integrato nell’algoritmo di ranking di Google

    Tempo di lettura: 3 minuti

    Il 2016 è iniziato con alcune importanti novità nell’ambito ranking. Panda, un algoritmo che funziona da filtro in grado di abbassare nel posizionamento i siti di scarsa qualità, è infatti diventato parte integrante dell’algoritmo di base di ranking di Google: questo comporterà dunque una velocizzazione nella valutazione della qualità dei siti. Tale processo non sarà più un aggiornamento in aggiunta ma un vero e proprio segnale di qualità che inizierà a funzionare in maniera più costante e più rapida.

    Prima di questa integrazione, infatti, Panda funzionava da filtro applicato ad una lista di risultati offerti da Google a seguito di una query; l’intervento di Panda era dunque successivo alla ricerca, una sorta di riordinamento in grado di abbassare i siti con contenuti di scarsa qualità e di portare in alto quelli più validi. Ora, invece, l’integrazione di Panda nell’algoritmo di base prevede un’azione combinata, contemporanea agli altri segnali di ranking di Google.

    Cosa implica tutto questo? Di sicuro bisognerà porre un’attenzione sempre maggiore alla qualità del nostro sito internet: ovviamente Google non chiarisce mai quali siano i suoi criteri per valutare un sito, ma è possibile fare qualche valutazione in base al concetto stesso di “qualità” espresso da Google. Secondo Katherine Stepanova, Head of Marketing di SEO PowerSuite, ci sono 6 fattori che si possono prendere in considerazione per migliorare la qualità del proprio sito:

    – È importante vagliare tutto il sito, alla ricerca di pagine da migliorare: il punteggio conferito da Panda è infatti basato sulla totalità delle pagine ed è quindi fondamentale controllarle tutte. In base ai casi specifici si potrà valutare una modifica del contenuto o un’eliminazione diretta della pagina.

    – Bisogna controllare tutte quelle parti del sito che sono povere di contenuti non solo a livello qualitativo, ma anche quantitativo: se non ci sono contenuti sufficienti, sarà impossibile valutare quella pagina e stabilirne la rilevanza per una ricerca.

    – I contenuti duplicati o quelli molto simili vanno assolutamente evitati: questo rappresenta infatti uno dei fattori più rilevanti in termini di qualità di un sito. Google considera automaticamente le pagine duplicate come contenuti di bassa qualità, e questo influenza inevitabilmente la valutazione del sito.

    – La duplicazione non è vista negativamente solo all’interno del proprio sito, ma anche in comparazione con gli altri. Bisogna quindi privilegiare contenuti originali e unici, evitando qualunque forma di plagio.

    – Non ci è dato di conoscere il numero di keyword adatte ad una buona ottimizzazione, ma di certo si sa che Google non premia le pagine che riempiono i propri contenuti di parole chiave. D’altra parte si sa bene quanto queste siano importanti nell’ottimizzazione, quindi bisogna trovare il giusto mezzo: ma come? Un suggerimento è quello di vagliare i siti dei competitor nella propria area di interesse che sono arrivati ai primi posti nel posizionamento: di sicuro Google li ha ritenuti validi, e questo può essere un aiuto per trovare una risposta vicina alla realtà.

    – Infine, è importante controllare la propria Bounce Rate, ovvero la percentuale di utenti che, dopo aver visitato la prima pagina del sito, chiudono la finestra o tornano alla SERP. Nonostante Google affermi in linea generale che i segnali provenienti dai comportamenti degli utenti non vengono considerato dall’algoritmo, in molte occasioni si è dimostrato il contrario e questo non ci stupisce: l’obiettivo di un motore di ricerca è quello di garantire all’utente il risultato ottimale nel minor numero di tentativi possibile, e uscire da un sito per tornare alla ricerca non si può considerare un fattore di qualità. È quindi consigliabile fare molta attenzione a questa percentuale!