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    Google Pagespeed: la velocità di caricamento è un fattore di ranking?

    Tempo di lettura: 2 minuti

    Una delle domande più frequenti quando si parla di fattori di ranking è se la velocità di caricamento di un sito (la cosiddetta “pagespeed”) sia un elemento di valutazione ai fini del posizionamento oppure no. Nel corso degli anni, Google è stato, come spesso accade, ambiguo sulla questione: nel 2015 è stato infatti dichiarato che, pur non essendo un fattore determinante, di certo avrebbe intaccato negativamente le pagine con un tempo molto lungo di caricamento.

    Non va inoltre ignorato il fatto che le pagine con un ottimo posizionamento abbiano tutte una media di caricamento che va da 1,16 a 1,20 secondi.
    Quali considerazioni si possono trarre da questi pochi dati?

    Indipendentemente dal fatto che la pagespeed sia o non sia un fattore di ranking, è innegabile che un sito che carica le pagine velocemente favorisca la “user experience”, e questo è già di per sé un elemento positivo. Secondo alcuni studi, infatti, almeno il 50% degli utenti si aspetta che una pagina si carichi in un massimo di 2 secondi.

    Di conseguenza, la pagespeed va ad influenzare altri elementi, come la frequenza di rimbalzo (relativa all’abbandono del sito da parte degli utenti), il numero delle conversioni ed eventuali ricavi.

    Per scoprire come migliorare la velocità di caricamento del proprio sito, è possibile procedere ad un’analisi grazie ad uno strumento offerto proprio da Google, il PageSpeed Insights Tool. Con questa indagine, che prende in esame sia il tempo di caricamento della prima parte della pagina sia quello totale, si otterrà un punteggio da 1 a 100 e una serie di indicazioni su come migliorare la pagina presa in considerazione (sia nella versione desktop, sia in quella mobile); un buon risultato va da 85 in su.

    In conclusione, per quanto non si possa essere certi della valutazione della pagespeed in termini di ranking, è evidente quanto sia importante avere pagine che si carichino velocemente e quanto questo possa influenzare l’esperienza del singolo utente. Analizzare e poi ottimizzare il proprio sito rimane quindi un’ottima scelta.