03 Giu Perché l’ignoranza dilaga sui social network?
Un tema all’ordine del giorno, che ci coinvolge da vicino, è la forte ignoranza di cui siamo testimoni ogni volta che apriamo i principali social network (in particolar modo Instagram e Facebook).
Apparentemente la cosa potrebbe creare ilarità, ma il problema è più grave di quanto sembri, soprattutto quando si ha a che fare con persone che non si rendono conto di essere portatrici di ignoranza divulgata pubblicamente senza alcun freno inibitorio.
‹‹Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza››
(Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno XXVI, 119-120)
A questo punto, possiamo chiederci: ma perché l’ignoranza dilaga in particolar modo sui social network?
Perchè molti tendono a sopravvalutarsi, proprio perché credono di sapere, ma in realtà non sanno quello che non sanno.
Un’ignoranza dell’ignoranza dunque: ciò è visibile soprattutto nei commenti di Facebook ed Instagram, dove spesso, coloro che intervengono in conversazioni o discussioni, sono convinti dei loro valori e lo fanno non per avere una conversazione o uno scambio equo di opinioni, ma per consolidare ulteriormente il proprio pensiero.
Ma non tutto è perduto: grazie all’utilizzo di una corretta comunicazione è possibile variare completamente il messaggio inviato spostando l’attenzione dal problema all’opportunità che lo stesso offre.
Interessante, a conferma di quanto appena detto, è la ricerca condotta dal Pew Reserch Center relativa ai matrimoni gay, da cui risulta che, nel 2004, il 60% degli americani era contro i matrimoni gay mentre nel 2015 il 55% era invece a favore.
Ma cosa ha portato a questa inversione di rotta? Semplice: l’aver spostato la conversazione da un aspetto meramente etico a quelli che sono i benefici, le implicazioni.
Si è passati dunque da un discorso basato sull’istintività e sulla convinzione a priori ad un discorso più concreto basato su dati effettivi e logici su cui ci può essere un confronto.
Nonostante questo, però, continua a esserci tanta ignoranza sui social, con relative conseguenze (che sono più gravi di quanto si pensi!).
A tal proposito, Umberto Eco, in un breve incontro con dei giornalisti nell’Aula Magna della Cavallerizza Reale a Torino, in seguito al conferimento della laurea honoris causa in “Comunicazione e Cultura dei media”, attacca fortemente internet e il mondo dei social network asserendo:
“I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli”.
Questa sua invettiva era a sostegno della cultura italiana e internazionale, specie negli ambiti della filosofia, della semiotica e del rinnovamento dello studio della comunicazione che, internet e i social, a suo dire, hanno spazzato via in un attimo, gettandole nel più profondo degrado.
Prosegue Eco: “La tv aveva promosso lo scemo del villaggio rispetto al quale lo spettatore si sentiva superiore. Il dramma di Internet è che ha promosso lo scemo del villaggio a portatore di verità”.
Ma quali verità? Verità basate sul sentito dire, su luoghi comuni, su chimere.
Verità pronunciate da bocche profane che, per lo più, non solo non hanno competenza sull’argomento di dibattito, ma non si sono nemmeno preoccupate di informarsene, anche solo minimamente.
Tutti vogliono buttare le loro idee (o i propri insulti) senza pensare minimamente alle conseguenze ma solo per cercare una gratificazione istantanea che mette in risalto pienamente quell’ignoranza di cui abbiamo fin’ora parlato.
Cosa fare dunque?
- Informarsi accuratamente e scrupolosamente prima di intervenire in un dibattito o in una discussione, affinchè si parli sempre con cognizione di causa e non per sentito dire, o solo per mettere in risalto le proprie doti (che, ad un occhio esperto, appariranno subito per quello che sono: ignoranza).
- Fare delle ricerche che abbiano come riscontro dei dati oggettivi da poter esporre in una qualsiasi disquisizione per affermare con certezza la padronanza di un argomento. È essenziale essere certi di ciò che si dice, soprattutto se si tratta di argomenti delicati o di una particolare importanza / valenza a livello sociale o economico.
- Non ostentare, mai! L’ostentazione è frutto di un’insicurezza di fondo che deve essere mascherata con queste manie di grandezza e assomiglia molto alla fretta, che porta a far male ogni cosa.
Chiunque ha la facoltà di parola, ma non tutti sono perfettamente a conoscenza di ciò che dicono.
Il libero arbitrio e la libertà di pensiero sono principi imprescindibili, ma bisogna avere anche un minimo di buon senso per usarli e, soprattutto, una certa cognizione di causa prima di parlare a padronanza dell’argomento in questione.
Altrimenti, meglio tacere con eleganza.